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In questa sezione si trovano immagini che raccontano la vita di Casa Canta.
Si alternano volti dalle sembianze diverse, lo scorrere di attività quotidiane, l'incontro con i luoghi della memoria, il cammino verso la moltiplicitá della cultura e della fede. Frammenti di tempo prezioso che si fa dono nei solchi di un carisma che continua a vivere e ad espandersi.
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E’ una cittadina della provincia di Alessandria (Piemonte), appartenente alla diocesi di Acqui e situata alla confluenza del torrente Nizza con il Belbo, all’incrocio di importanti vallate. La facilità di accesso, di comunicazione, e quindi la possibilità di un maggiore influsso educativo, inclinarono la scelta di don Bosco a favore di quella città quando si rese necessario il trasferimento dell’incipiente Istituto. Il clima più mite inoltre costituiva a sua volta un vantaggio non indifferente.
Fin da epoche remote i nicesi avevano in alto pregio l’istruzione pubblica e sembra che il XIX secolo ne abbia segnato un crescente incremento. Nell’ambito femminile però le istituzioni a ciò dedicate erano ancora scarse; la popolazione perciò accolse favorevolmente l’arrivo delle FMA, pronte ad inaugurare una casa di educazione per le ragazze. Questo fatto inoltre implicava il desiderato ricupero dell’antica chiesa di Nostra Signora delle Grazie.
Le origini del Santuario, con l’annesso convento di Nostra Signora delle Grazie, sono antichissime. Il convento era stato costruito attorno al 1476 dai Frati Minori Osservanti, in una località dove esisteva già una chiesa. Nel XVII secolo subentrarono i Riformati, che vi rimasero fino alla soppressione delle corporazioni religiose avvenuta nel 1801. In seguito, dopo i tempi napoleonici, il complesso edilizio fu ancora donato ai Cappuccini, e rimase in loro possesso fino alla nuova soppressione degli ordini religiosi, stabilita dalla legge Siccardi nel 1855.
Dopo successive vendite, nel 1871 tutto il fabbricato divenne proprietà di una società enologica, che trasformò la chiesa in cantina. Rimessi poi ancora in vendita, chiesa e convento furono acquistati finalmente da don Bosco.
Il 16 settembre 1878, quando gli indispensabili lavori di restauro e di adattamento giunsero a un punto abbastanza avanzato, un piccolo gruppo della comunità mornesina passò a Nizza per disporre il necessario in vista dell’apertura immediata delle opere.
Questo primitivo drappello fu poi seguito, a poco a poco, dal resto della comunità. Ebbero subito inizio l’oratorio e la catechesi. Per la scuola si dovette attendere qualche mese, a causa delle pratiche per l’approvazione ministeriale, che il nuovo clima politico instauratosi a causa della “questione romana” rendeva difficili.
L’afflusso delle ragazze fu maggiore del previsto; furono perciò necessari altri lavori edilizi. Il clima gioioso, familiare e austero di Mornese caratterizzò anche Nizza, benché questa nuova comunità educativa, di maggiori proporzioni rispetto alla precedente, richiedesse una maggiore organizzazione. Il trasferimento dalla sede centrale a Nizza non interruppe gli importanti sviluppi che venivano compiendosi nell’Istituto.
Mornese è un piccolo comune dell’alto Monferrato, in provincia di Alessandria, situato tra due centri di maggiore entità: il comune di Gavi e quello di Ovada. Appartiene alla Val di Lemme e si trova al centro di una zona collinare solcata da due affluenti dell’Orba: l’Albedosa e il Piota.
Il territorio mornesino si trova al confine tra la Liguria ed il Piemonte; vi si possono ammirare dolci colline, e anche, in lontananza, montagne che sembrano abbracciarlo.
L’ambiente sociale è quello tipico delle campagne mornesine, in cui la gente guarda con realismo alla vita, crede nel valore dell’onestà, del lavoro, del sacrificio imposto da una terra rude e forte.
MOLANESIO era l’antico nome di Mornese: una denominazione che, rifacendosi al vocabolo latino mulio, induce ad ipotizzare la sua fondazione da parte di mulattieri. Il paese era, infatti, una via di passaggio e una tappa per il traffico mulattiero tra Genova, Alessandria e le zone dell’entroterra.
Il Castello fu costruito intorno al 1270 da una famiglia genovese, i Rosso della Volta. Nel corso dei secoli esso cambiò poi di mano più volte, finché, nel 1808, fu acquistato da Giorgio Doria, insieme ad un vasto complesso di terreni.
Il primo “Mazzarello” mornesino di cui si abbia notizia è un certo Gregorio, figlio di Prino. Nel 1560 egli figura come teste in un atto notarile; il suo cognome, “Macereto”, viene scritto dal notaio così come egli lo sente pronunciare, “Mazaree”, e poi successivamente risulta latinizzato in “Mazarelus”. Dal ramo di Gregorio nascerà Maria Domenica Mazzarello e numerosi discendenti che costituiranno, nel giro di due secoli, le popolose frazioni dei Mazzarelli. I Mazzarelli, infatti, sono tre piccoli insediamenti che prendono nome dai loro stessi abitanti, e si chiamano: “Mazzarelli di qua”, “Mazzarelli di mezzo”, “Mazzarelli di là”. Il nonno di Maria Domenica, il 1° febbraio 1826, comprò, ai “Mazzarelli di qua” una casa per la sua famiglia, composta dai genitori e da sette figli. Il secondogenito, Giuseppe, fu padre di Maria Domenica. Questa abitazione, che oggi noi chiamiamo “la casa natia”, è suddivisa in tre piani. Essa ospitava, oltre alla famiglia di Giuseppe, anche quella di altri due suoi fratelli. Maria Domenica nasce in questa casa, primogenita attesa ed accolta con amore. I Mazzarello rimarranno in quell’abitazione fino al 1849/1850.
Dall’umile tettoia della Casa Pinardi
ebbe inizio tutta l’opera di Don Bosco (Pasqua del 12 aprile 1846).
Fu chiamata ‘Oratorio di San Francesco di Sales’.
1. La Cappella Pinardi: Chiesetta situata sul luogo dell’omonima casa (1846-1852), dov’era la primitiva tettoia (poi refettorio e di nuovo cappella dedicata a Ges? Risorto nel 1929, a ricordo del giorno della consacrazione), richiamo alla caratteristica dello spirito salesiano fatto di ottimismo e di gioia. Galleria
2. Camerette di Don Bosco: edificio costruito nel 1853 ed ampliato nel 1856; Don Bosco vi abitò e lavorò fino all’ultimo (31 gennaio 1888); sono visitabili: al primo piano, una guida multimediale per la conoscenza di Don Bosco e della sua opera; al secondo piano, le stanze di Don Bosco con l?arredo da lui utilizzato e alcune illustrazioni della sua attività. Galleria
3. Chiesa di San Francesco di Sales: costruita tra il 1851-52 da Don Bosco; fu per 16 anni il cuore dell’opera salesiana; ricorda la prima messa del Beato Michele Rua e l’estasi di San Domenico Savio. Galleria
4. Basilica-Santuario di Maria Ausiliatrice: costruita da Don Bosco tra il 1864 e il 1868, sul luogo indicato dalla Madonna in un sogno (disegno dell’architetto Antonio Spezia). Vi si trovano affreschi del pittore Rollini e il quadro dell’Ausiliatrice appartiene al pittore Tommaso Lorenzone; fu ampliata negli anni 1935-38. È il centro di Valdocco e del mondo salesiano. Vi sono conservate le reliquie di Don Bosco, di Madre Mazzarello, di Domenico Savio e dei Beati Michele Rua e Filippo Rinaldi. Galleria
5. Nell’ambito della Basilica è visibile il Centro di Documentazione Mariana, che consente di ammirare la raccolta d’icone antiche, crocifissi e reliquiari. È disponibile anche una sala per la consultazione di documenti relativi al culto e alla devozione mariana.
6. Oggi a Valdocco: attività parrocchiali ed oratoriane, scolastiche e professionali; editoriali, grafiche e multimediali, centro d’animazione missionaria e di pastorale giovanile ad ampio raggio.